Molti ritengono che punire i bambini possa causare in loro una forma di risentimento nei confronti di chi li mette in castigo. Oppure, che porti i bambini a fare le cose di nascosto, proprio per timore di essere nuovamente puniti.
Servono le punizioni?
Mettere in castigo o in punizione un bambino, da molti pedagogisti come un qualcosa di negativo per il bambino stesso. Si ritiene che, una volta ricevuta la punizione, il bambino possa perseverare nell’errore, per una sorta di ripicca. Altri sono dell’idea che il bambino possa vivere la punizione come un trauma e che in futuro sarà lui stesso a punire, per risentimento o rabbia latente nei confronti di coloro che lo hanno messo in castigo. Il bambino, quindi, potrebbe sentirsi come tradito dalle persone, i genitori, che lo amano e dovrebbero proteggerlo.
Si ritiene, inoltre, che le punizioni possano indurre il bambino a mentire, proprio per timore di essere punito, suscitando altresì in lui l’irrefrenabile voglia di fare proprio ciò che gli viene proibito di fare. Il metodo punitivo, affermano gli stessi pedagogisti, potrebbe creare in qualche modo, un senso di colpa nel bambino, riducendo la sua stessa autostima. Il castigo e la punizione possono rendere il bambino emotivamente fragile.
Ad ogni castigo o messa in punizione, si rischia di ferire l’orgoglio del bambino. Le ferite, con il passare del tempo, potrebbero poi tramutarsi in rancore nei confronti di chi lo ha punito. Lo stesso rancore potrebbe anche diventare con il tempo, aggressività nel bambino, per lo più da adulto.
Tuttavia, al di là delle personali opinioni a riguardo, molti genitori ricorrono alle punizioni o al castigo per fare in modo che il bambino ubbidisca. Ritengono, infatti, che dare una lezione al bambino possa garantire loro la possibilità di mantenere la situazione sotto controllo.
Alternative alle punizioni
In fatto di punizioni inflitte ai bambini per educarli, si sono così venute a creare due fazioni contrapposte. Da un lato ci sono coloro che ne sono a sostegno, mentre, dall’altro quanti ritengono che sia una pratica inefficace e anacronistica di educazione. Al di là di tutto, esisterebbe anche una terza via da percorrere, le cosiddette alternative alle punizioni. Ci sono, infatti, molte mamme e papà che rimproverano il bambino dinanzi ad un atteggiamento scorretto di quest’ultimo, ma viene fatto con atteggiamento critico. Ciò significa che, in questo modo, si aiuta il bambino a riflettere su ciò che ha fatto di sbagliato, al fine di fargli comprendere l’atteggiamento corretto indicato dai genitori.
Bisogna far notare al bambino il comportamento sbagliato, inducendolo a riflettere sull’errore commesso, instaurando così un rapporto di fiducia con il piccolo. il genitore, sebbene con tono fermo e deciso, deve chiedere al figlio il motivo per il quale abbia agito in quella determinata maniera.
Occorre anche indicare al piccolo le possibili conseguenze delle sue azioni e dargli anche la possibilità di rimediare. E’ assolutamente possibile far capire ad un bambino, anche se piccolissimo che, se sbaglia, può trovare lui stesso il modo di rimediare all’errore, anche chiedendo scusa. Un atteggiamento simile da parte dei genitori, o di un educatore, può porre le basi per un corretto sviluppo psicologico del bambino.