Perché fare la Prima Comunione

Decidere di far fare la Comunione ad un bambino è diventata, negli ultimi decenni, una scelta assai discussa all’interno delle famiglie cristiane. Sono molti, infatti, i genitori che si pongono il quesito se sia giusto o meno che siano loro a decidere per i propri figli. Oppure se sia più opportuno che il piccino, una volta adulto, decida cosa fare da solo. E’ giusto porsi questa domanda e non è né da eretici né da blasfemi, a maggior ragione quando è proprio il nostro pargolo a chiederci perché si deve fare la Prima Comunione?

Cos’è la Prima Comunione

Per spiegare cos’è la Prima Comunione a nostro figlio e aiutarlo nella scelta giusta, è bene fare un refresh del significato di questo sacramento. Molti di noi, probabilmente, hanno ricevuto la comunione  in tenera età e possono averne in parte dimenticato il significato religioso.

La Prima Comunione è il secondo sacramento cristiano e consiste nel ricevere il dono dell’Eucarestia. Ovvero si tratta del sacramento che simboleggia il ringraziamento di Gesù al Padre, per il suo amore e la sua misericordia.

Sintetizzare il significato della Prima Comunione in poche righe non è affatto semplice. Non a caso, tale evento è seguito da un percorso di catechesi che dura ben due anni. Inizia intorno agli otto, quindi in terza elementare, periodo durante il bambino sarà seguito dai catechisti ma anche dai genitori. Tutti avremo il compito di aiutarlo a comprendere appieno il significato religioso della Comunione.

Perché fare la Prima Comunione

Un motivo ben preciso per cui fare la prima Comunione non esiste. Si tratta di un atto di fede che ogni famiglia compie indipendentemente da qualsiasi tipo di influenza esterna.

Non dovrebbe quindi essere una risposta il “perché si fa” o il “perché non sta bene non farla”. Se al bambino verranno spiegate le cose giuste, sarà senz’altro in grado di scegliere se iniziare questo percorso di due anni che culmina con la cerimonia della prima Comunione.

Per le famiglie credenti ed assidue frequentatrici della parrocchia la scelta è certamente più semplice. In questo caso, infatti, si tratterebbe piuttosto di una tappa normale durante il percorso di vita del bambino che è abituato a frequentare la comunità cristiana del quartiere.

Se il genitore è ateo o di un’altra religione

Più difficile invece è la decisione per i bambini che provengono da famiglie atee. Oppure da genitori che, seppur credenti, non si sono sposati con rito religioso, ma solo con quello civile. Qui il discorso cambia totalmente, perché il compito spetta totalmente alla mamma e al papà. Dovranno far capire al proprio figlio il senso della Comunione,  rimanendo imparziali il più possibile sui propri personali punti di vista.

La Chiesa cristiana ha ancora delle riserve a tal proposito. Se i genitori sono atei o di altra religione, infatti, è facile che sorga il dubbio che all’interno della famiglia il bambino non venga cresciuto secondo la dottrina cristiana. Tuttavia, se il volere della famiglia è quello di far seguire la religione cattolica al proprio figlio, allora si più fare richiesta scritta al Vescovo. Quest’ultimo valuterà ogni singolo caso e deciderà se battezzare prima il bambino, e poi impartirgli la Comunione.