Prima Comunione e l’offerta al parroco

Le offerte fatte al parroco in occasione della Prima Comunione, così come per tutti gli altri sacramenti, sono del tutto libere e rappresentano il modo con cui i fedeli possono contribuire alle necessità della Parrocchia. L’offerta dovrebbe essere, infatti, a beneficio di tutta la Comunità e non del parroco.

Prima Comunione e l’offerta

Quando giunge il momento della celebrazione della Prima Comunione, per i genitori è anche tempo di sostenere spese non indifferenti, non solo per ciò che riguarda i festeggiamenti al termine della cerimonia religiosa, ma anche per quel che concerne proprio quest’ultima. E’ vero che i bambini, in occasione della Prima Comunione, si avvicinano per la prima volta al sacramento dell’Eucaristia, ma è pur vero che questo per ciò che concerne la chiesa, comporta dei costi.

Al di là del pranzo con amici e parenti, le famiglie, infatti si trovano a sostenere delle spese per così dire inaspettate anche per quel che concerne la cerimonia religiosa. I sacramenti, benché siano da considerare assolutamente gratuiti, in realtà hanno dei loro costi da versare alla parrocchia.

Non a caso, proprio recentemente, anche papa Francesco ha toccato questo tasto ammonendo i parroci che, in tutta Italia, richiedono dei soldi, o meglio, dei veri e propri tariffari, per celebrare i sacramenti. In alcune chiese era, pertanto, fino a poco tempo fa esposto il costo relativo da versare per ogni sacramento, benché fosse in ogni caso da intendersi come offerta. Lo stesso pontefice, infatti, ha recentemente chiesto di porre limite a questa pratica, poiché è da intendersi come peccato.

Al di là delle parole del pontefice, in ogni caso, chi si trova a dover celebrare un sacramento, sa benissimo come sia una pratica oggi ancora in uso. La cosiddetta busta con all’interno l’offerta per la celebrazione di un battesimo, un matrimonio o una comunione è ancora oggi una pratica diffusa.

I preti vengono retribuiti attraverso l’Istituto Centrale di Sostentamento del Clero, che a sua volta è sostenuto dall’8 per mille che viene donato dai cittadini mediante dichiarazione di reddito e dalle offerte liberali deducibili, nonché da una quota parrocchiale, stabilita in relazione al numero di abitanti della parrocchia.

Le offerte che vengono versate dai fedeli alla parrocchia, non sono in alcun modo da intendere come una tassa da pagare, bensì un modo per sentirsi parte della comunità stessa, o di una grande famiglia nella quale condividere tutto. Il ricavato, solitamente, si utilizza per occuparsi delle spese che riguardano la gestione ordinaria, oppure i lavori di manutenzione della chiesa, o anche distribuite ai fedeli che ne abbiano necessità.

Laddove non vi siano dei chiari listini di costi da versare per il sacramento, tuttavia, ci sono altre richieste che vengono fatte alle famiglie, come ad esempio l’imposizione di acquistare una tunica scelta dal parroco. Questa, in alcuni casi, può arrivare a costare all’incirca 100 euro o poco meno. Si aggiunga a questo l’offerta dovuta alla parrocchia che, in caso di Prima Comunione, si aggira intorno ai 50 euro. Non va dimenticato poi il fotografo, necessario per le foto dell’evento e tutte le altre spese relative alla cerimonia in sé. Ecco allora che per le famiglie, la celebrazione del sacramento risulta una spesa non da poco.

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