Cortisonici in gravidanza, quali sono gli effetti collaterali

I cortisonici in gravidanza vanno assunti solo in determinati casi e sotto stretta osservanza del medico. Il cortisone non è altro che un ormone corticosteroideo, che è un precursore del cortisolo. Quest’ultima è una molecola prodotta dalla regione corticale del surrene e responsabile di gestire lo stress e altre funzioni dell’organismo.

Cortisonici in gravidanza

Prima di assumere il cortisone in gravidanza è importante consultare il medico, poiché potrebbe comportare problemi sia per la madre che per il feto. Infatti, il cortisone assunto per via orale e inalatoria, ma non per via topica, può causare effetti collaterali al bambino in grembo. I rischi si riducono con l’avanzare della gestazione e con una riduzione nell’assunzione del cortisone stesso. Generalmente, salvo casi di necessità, in gravidanza si dovrebbe evitare di assumere qualunque farmaco. Tuttavia, in caso di attacco batterico, l’amoxicillina e l’ampicillina, sono tra gli antibiotici maggiormente impiegati e prescritti in gravidanza. Tuttavia, ci sono delle patologie che richiedono necessariamente la somministrazione di cortisone anche in gravidanza per evitare di mettere a rischio la vita stessa della madre e del bambino.

Cortisonici inalatori o nasali

Il cortisone, come si sa, ha un elevato potere inibitorio sul sistema immunitario, così come sui meccanismi infiammatori. I farmaci corticosteroidi sono utilizzati in caso di malattie autoimmuni, soprattutto nel trattamento del linfoma di Hodgkin, nei casi di infiammazioni croniche, allergie acute, oppure per impedire e contrastare il rigetto degli organi trapiantati.

Cortisonici topici

I farmaci cortisonici possono essere utilizzati anche per via topica, in tal caso hanno chiaramente meno effetti collaterali. La posologia e il tipo specifico di cortisone da utilizzare varia in riferimento alla patologia del soggetto. In linea molto generale, si può dire che ci sono delle controindicazioni nell’uso del cortisone, ma può in ogni caso essere annoverato tra quelli indicati in gravidanza, meglio se si tratta di cortisone a crema.

Cortisonici iniettivi

I cortisonici iniettivi vengono utilizzati in casi particolari. Uno di questi è ad esempio, quando esiste il rischio di un parto pretermine, ma il bambino rischia di non aver completato il suo sviluppo polmonare, con complicanze piuttosto serie. In questi casi, viene infatti somministrato alla madre in ospedale del bentelan, in modo da garantire al bambino la sua maturazione polmonare.

Solitamente, il bentelan rientra tra i farmaci che sono ben tollerati sia dalla mamma, che dal bambino. In casi simili, in cui si ricorre al cortisone iniettato, non si registrano effetti nocivi per il feto o la madre. Va precisato, tuttavia, che i farmaci cortisonici non sono ritenuti pericolosi se assunti in dosi ridotte e sotto stretta osservazione del medico, ma per terapie di breve durata.

Effetti collaterali

Come regola generale, a meno che non sia necessario, è bene non assumere alcun tipo di farmaco in gravidanza, anche se i medicinali a base di cortisone non vengono considerati pericolosi in assoluto, specialmente se assunti in dosaggi bassi e per terapie di breve durata. Durante le prime settimane di gravidanza, in ogni caso, è sconsigliato assumere cortisonici o farmaci in generale, perché possono rallentare lo sviluppo del feto o causare anche un aborto.

L’effetto del cortisone nel tempo

I corticosteroidi sono dei farmaci che hanno un’azione antinfiammatoria e immunosoppressiva. La loro struttura chimica è simile a quella del cortisolo, un ormone secreto dalle ghiandole surrenali. I cortisonici riducono o sopprimono le reazioni dell’organismo agli agenti patogeni. Hanno un’elevata azione antinfiammatoria, ma solo transitoria, perché non appena si smette con il trattamento, i sintomi compaiono nuovamente. Si tratta dei cosiddetti farmaci sintomatici, che contrastano il sintomo, non la causa scatenante. Il cortisone, o deltacortene, somministrato per via orale o endovenosa, se utilizzato in patologie acute per un lungo periodo, potrebbe causare diverse problematiche, soprattutto in dosi elevate.

Fino a quando è possibile usarlo

L’uso dei farmaci antinfiammatori o cortisonici per allergia devono sempre necessariamente essere prescritti dal proprio medico, evitando categoricamente di assumerli come automedicazione. I tempi di somministrazione variano in relazione al soggetto e alla specifica patologia. Bisogna, tuttavia, considerare il fatto che durante la terapia corticosteroidea, è fondamentale posticipare qualunque tipo di vaccinazione, poiché potrebbero esserci delle complicanze neurologiche. Importante anche interrompere l’assunzione di cortisonici in maniera graduale, poiché c’è il rischio di insufficienza surrenalica, soprattutto in seguito a trattamenti che vadano oltre le tre settimane.

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