Dialisi renale, come funziona

La dialisi renale è una terapia in grado di sostituire, almeno in parte, le normali funzionalità renali. Diventa indispensabile nel momento in cui i reni non sono più in grado di svolgere la loro funzione di filtri depurativi dell’organismo, a causa di un’insufficienza renale. In gravidanza questa potrebbe anche essere causata da creatinina alta e altri ormoni. La terapia per tali soggetti risulta fondamentale per evitare che si sviluppi un accumulo di tossine e sostanze di rifiuto nel sangue, portando a conseguenze debilitanti e, in alcuni casi, anche fatali.

Dialisi renale

Il trattamento di dialisi non fa altro che filtrare dal sangue l’acqua e le sostanze di rifiuto, consentendo un importante miglioramento del benessere del paziente. Oggi la dialisi è un trattamento che consente ai pazienti affetti da patologie renali di vivere più a lungo.

Il trattamento serve a rimuovere tossine, sali minerali e liquidi in eccesso nel sangue, evitando che si accumulino nell’organismo. Mantiene, inoltre, l’equilibrio di sostanze quali il potassio, il sodio e il bicarbonato, oltre a tenere sotto controllo la pressione sanguigna.

Alcune forme di insufficienza renale possono regredire in seguito a terapia. Mentre, in altri casi, il trattamento potrebbe essere necessario, seppure per un breve periodo, anche dopo che i reni ricominciano ad avere la loro regolarità funzionale.

Al contrario, nei soggetti con insufficienza renale cronica o grave la necessità di ricorrere a dialisi è per tutta la vita, a meno che non si riesca ad avere un trapianto di rene.

Sopravvivenza dei soggetti

La sopravvivenza dei soggetti sottoposti a dialisi si aggira intorno ai 20 o più anni per coloro che iniziano la terapia tra i 20 e i 30 anni. Mentre, si riduce con l’avanzare dell’età.

Effetti collaterali della terapia

Tra gli effetti collaterali maggiormente riscontrati nei soggetti sottoposti a dialisi, vi è un sensibile abbassamento della pressione. Questo, tuttavia, può essere corretto con l’assunzione di liquidi, che sarà lo stesso nefrologo a indicare. Altri disturbi connessi al trattamento di dialisi, sono la nausea e il vomito, aggravati dalla pressione bassa e da una maggiore quantità di liquidi. Alcuni soggetti, inoltre, manifestano problemi di pelle secca e pruriginosa, crampi muscolari, ma si tratta di problemi transitori.

Tra i principali rischi principali, oltre alla pressione bassa e nausea, ci sono anche quello di sepsi, una infezione  molto pericolosa per il sangue. Alcuni soggetti lamentano anche disturbi del sonno, dolori articolari, disfunzione erettile e ansia.

Terapia

Il trattamento di dialisi può essere effettuato in ospedale, in appositi centri specializzati, ma anche a domicilio. Si deciderà la soluzione migliore insieme al medico e in relazione allo stato di salute del paziente.

Esistono due tipi di terapia, l’emodialisi e la dialisi peritoneale. Il primo trattamento è la forma più comune di terapia. Durante la terapia viene attaccato un piccolo tubicino a un ago, inserito poi nel braccio, mediante quelle che vengono indicate come fistole per dialisi. Il sangue che viene estratto passa in un dispositivo esterno che ne esegue la filtrazione, prima di ritornare nel braccio mediante un secondo ago.

Solitamente, i pazienti si sottopongono a tre sedute settimanali, la cui durata è di circa quattro ore l’una. Coloro che non sono in grado di gestire autonomamente la terapia scelgono di eseguirla in ambiente ospedaliero. Alla terapia, inoltre, si associa una attenta dieta alimentare, compresa anche una precisa quantità di liquidi che il soggetto può assumere.

Il trattamento di dialisi peritoneale avviene attraverso il rivestimento interno dell’addome, appunto il peritoneo, che fa da filtro. Quest’ultimo, come anche i reni, contiene molti piccoli vasi sanguigni, che lo rendono un filtro naturale per l’organismo. All’inizio del trattamento, si pratica una piccola incisione all’altezza dell’ombelico. Il chirurgo provvede poi a situare un tubicino, catetere, nell’area all’interno dell’addome. Questo vi resterà in modo permanente. Per cui, si tratta di un intervento praticato un’unica volta, prima di cominciare la terapia di dialisi.

Attraverso il catetere si fa passare uno specifico fluido e quando il sangue passa attraverso i vasi sanguigni intorno alla cavità, i liquidi in eccesso vengono estratti dal sangue, per poi essere raccolti nel fluido di dialisi. Il fluido impiegato, viene successivamente scaricato in un sacchetto e sostituito con altro liquido.

La sostituzione del liquido, solitamente, richiede circa 40 minuti e si dovrà ripetere per quattro volte al giorno. Oppure, è anche possibile far gestire questi scambi da una specifica macchina, durante le ore notturne, in cui il soggetto riposa.

Questo procedimento può essere anche effettuato autonomamente dal paziente, senza ricorrere in ospedale. Il rischio principale, di questo approccio è il possibile formarsi di peritonite, una infezione a carico della membrana che riveste la cavità addominale.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.