Transaminasi alte in gravidanza

Le transaminasi alte in gravidanza si registrano nel 10% delle donne. Se diagnosticato in tempo, tuttavia, è un problema del tutto risolvibile, che non porta con sé problemi particolari. In caso contrario, potrebbe avere conseguenze importanti non solo per la futura mamma ma anche per il feto.

Transaminasi

Le transaminasi sono degli enzimi presenti in varie parti del corpo, ma in maniera particolare si ritrovano nel fegato e nei muscoli scheletrici striati. Un valore particolarmente elevato rispetto alla norma è del tutto normale se si verifica durante la gravidanza. Questo è per lo più legato a tutta una serie di cambiamenti ormonali nella donna, che avviene soprattutto durante l’ultimo trimestre: un’eccessiva produzione di ormoni, appunto, si ripercuote sulla funzionalità epatica del fegato.

Transaminasi alte in gravidanza

Quando il livello di transaminasi aumenta significativamente è consigliabile eseguire degli esami per capire quale sia la causa scatenante. Nel caso delle donne in gravidanza, potrebbe, infatti, trattarsi di colestasi gravidica o intraepatica, una patologia che interessa la funzionalità del fegato, causata dai cambiamenti ormonali in atto. La colestasi comporta un ristagno della bile nel fegato, con dispersione dei sali nel sangue e nei tessuti, e si manifesta con prurito e puntini rossi su tutto il corpo.

Le transaminasi alte si associano proprio a danni epatici, ecco perché è un importante campanello d’allarme. Se diagnosticata tempestivamente, la colestasi gravidica non comporta problemi per la futura mamma e neppure per il feto. Si cura facilmente con terapia farmacologica e una sana dieta alimentare, risolvendosi totalmente dopo il parto.

E’ altresì fondamentale non sottovalutarla, poiché un accumulo di acidi biliari nel sangue, può ridurre una sostanza importante che consente al bambino di avere l’autonomia respiratoria necessaria al momento della nascita. Non solo. L’accumularsi di acidi biliari può portare all’immissione di meconio, prime feci del bambino, all’interno del liquido amniotico, con il rischio di asfissia al momento della nascita, nel caso in cui queste dovessero essere inalate. Benché la terapia con i farmaci sia l’intervento più sicuro per evitare il rischio di morte del feto nell’utero, è importante che il parto avvenga entro e non oltre la 38a settimana di gestazione.

Quando la produzione di acidi biliari raggiunge elevate concentrazioni c’è il rischio che questi oltrepassino la placenta. In questo caso si parla di Sindrome HELLP. È una condizione molto particolare poiché comporta il rischio di una sofferenza del feto e potrebbe richiedere la necessità di ricorrere a un parto cesareo di emergenza o all’induzione al parto. Fondamentale, in questi casi, richiedere un ricovero ospedaliero per un monitoraggio attento.

Transaminasi alte sintomi

Non sempre si accompagnano a una specifica sintomatologia, per cui spesso ci si accorge che c’è un problema solo quando la situazione è già in fase avanzata. Ecco perché degli esami di routine, soprattutto nelle donne in gravidanza, possono essere di enorme aiuto per evitare rischi e complicanze. I livelli alti di transaminasi, come indicato, sono il segnale di problemi epatici.

Transaminasi alte cause

Attraverso le analisi del sangue si può capire quale ne sia la causa. Tra le cause più comuni vi sono le epatiti acute, croniche o tossiche, problemi alla colecisti o al miocardio, problematiche legate alla dieta, magari troppo ricca di grassi, per intensa attività fisica o squilibri ormonali, soprattutto in caso di gravidanza. Un’altra manifestazione di patologia acuta a carico del fegato è data dalla comparsa di angiomi ed eritemi e una importante riduzione nella produzione di albumina, proteina prodotta dal fegato.

Transaminasi alte cosa mangiare

I livelli di transaminasi possono anche essere ridotti con una corretta alimentazione, chiaramente se non ci sono danni importanti a carico del fegato. Bisogna, quindi, ridurre i cibi fritti, i dolci, i grassi di origine animale, i formaggi, le uova, il carne o pesce in scatola. Tutti questi alimenti accrescono il lavoro funzionale del fegato. Al contrario, si può tranquillamente mangiare carne magra, frutta fresca, pasta integrale, riso e cerali integrali, la verdura di stagione e anche la frutta secca.

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