Trombosi venosa, le cause e le cure

La trombosi venosa è una patologia data da coagulazione di sangue che porta alla formazione di un trombo. Questo comporta l’occlusione di un vaso sanguigno. Solitamente, i trombi si manifestano nelle vene profonde delle gambe e nella zona pelvica, ma potrebbero manifestarsi ovunque.

Trombosi venosa

La trombosi venosa profonda si verifica con un’incidenza piuttosto elevata, tanto da essere una delle maggiori cause di decesso per embolia. I sintomi della trombosi sono piuttosto silenti e negli ultimi anni sta colpendo in maniera incidente la popolazione, nonostante venga fatta una massiccia profilassi. Ad esserne maggiormente colpiti sono i soggetti anziani e affetti anche da altre patologie croniche.

Uno dei maggiori fattori di rischio accertati uno stile di vita sedentario, nonché l’uso di terapie anticoncezionali nelle donne. Allo stesso modo, sono da ritenersi fattori di rischio anche gli interventi di chirurgia ortopedica, nonché una maggiore incidenza di malattie tumorali cui spesso si associa proprio la trombosi venosa.

Trombosi venosa superficiale

La trombosi venosa superficiale si manifesta con un’infiammazione e formazione di coaguli all’interno di una vena superficiale. Solitamente, questa si trova localizzata a livello di braccia o gambe. La cute nell’area interessata appare arrossata, dolorosa e gonfia. Generalmente, l’approccio terapeutico in questo caso prevede l’assunzione di analgesici che attenuano il dolore, fino alla risoluzione del problema.

La trombosi venosa superficiale, solitamente, colpisce le vene che si trovano negli arti inferiori, quelle dell’inguine o arti superiori. In gran parte dei casi, la trombosi venosa superficiale è data dalla presenza di vene varicose.

Trombosi venosa profonda

La trombosi venosa profonda molto spesso è asintomatica, limitandosi inoltre alle vene del polpaccio. Alcuni soggetti, tuttavia, lamentano una sensazione di tensione o dolore agli arti inferiore mentre si cammina. Nel caso in cui la trombosi interessa la vena poplitea si potrà notare un incremento nel volume del polpaccio stesso, oltre a sensazione di calore sullo stesso e conseguente infiammazione. La pelle appare arrossata e le vene superficiali sono particolarmente evidenti.

In alcuni casi, l’edema potrebbe risalire fino alla coscia comportando un’ostruzione e compressione delle masse muscolari, con aumento delle frequenza cardiaca.

Terapie e tempi di guarigione

Nel caso in cui un soggetto sia colpito da trombosi venosa, il medico prescrive una terapia il cui scopo sarà quello di ripristinare il circolo venoso profondo, con un’eliminazione del trombo, riducendo così la sintomatologia e prevenendo l’embolia polmonare, insieme ad altre complicanze.

Si seguono di solito due tipi di trattamento: uno a base di farmaci anticoagulanti, evitando l’estendersi della trombosi e il rischio di embolia, oppure si esegue un bendaggio elastoadesivo con tecniche di contenzione elastica al fine di evitare la sindrome post-flebitica e il rischio di un’insufficienza venosa cronica.

I tempi di ripresa da una trombosi venosa variano in relazione al quadro clinico del soggetto e in riferimento alla presenza o meno di altre patologie concomitanti.

Dieta da seguire

Il modo migliore per evitare il rischio di trombosi venosa è quello di seguire una corretta alimentazione. E’ quindi importante assumere tutti i nutrienti fondamentali per l’organismo che allontanano il rischio delle vene varicose, principali fattore scatenante.

E’ importante assumere alimenti ricchi di vitamina C, che aiuta la produzione di collagene ed elastina, oltre alla vitamina E, antiossidante che evita l’ossidazione del colesterolo e previene la coagulazione. Utile anche una buona dose di vitamina K.

Tra gli alimenti consigliati, ci sono le arance, i mandarini, così come gli agrumi in generale, il kiwi, il mango, le fragole, l’avocado, ma anche verdure come i broccoli. Importanti anche mandorle e germe di grano.

Si può camminare?

Se un soggetto è colpito da trombosi venosa, di solito, il medico richiede che venga seguito un periodo di riposo, oltre a evitare di praticare attività fisica, sebbene si debba mantenere la gamba in movimento. Nel momento in cui i sintomi cominciano a ridursi, si può cominciare a praticare sport leggeri come il nuoto o la cyclette.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.