Il duotest ed il tritest rientrano negli esami prenatali, non invasivi, utili per valutare il rischio che il feto sia affetto da sindrome di Down. Si tratta di screening che non comporta particolari rischi per il bambino, quale ad esempio l’amniocentesi, al fine di valutare la presenza di anomalie nel feto, ma va precisato che i risultati ottenuti non danno certezza assoluta sulla veridicità degli stessi.
Cos’è il duotest
Molti medici oggi consigliano di effettuare un accurato screening, soprattutto a donne che abbiano superato i 35 anni di età e che, pertanto, abbiano un maggiore rischio che il figlio possa essere affetto da anomalie cromosomiche quali la sindrome di Down, anche indicata come trisomia 21, o la sindrome di Edwards o trisomia 18.
Il duotest viene effettuato attraverso il dosaggio di una particolare proteina associata allo stato di gravidanza, in gergo medico definita come PAPP-A e di quello relativo alle beta hcg. Un livello ridotto di questa proteina, potrebbe indicare il rischio di un feto affetto da sindrome di Down. A ciò spesso si aggiunge anche un test ecografico della translucenza nucale, l’analisi dello spessore della plica che si trova dietro il collo del bambino in grembo che, generalmente, nei feti con trisomie appare in maniera differente. Il duotest può essere effettuato già sin dalle prime settimane di gestazione per valutare se vi siano patologie cromosomiche, oltre a riscontrare anche possibili fattori di rischio relativi a cardiopatie congenite oppure placentari. Bisogna, tuttavia, tener conto del fatto che i risultati del test non garantiscono una totale attendibilità.
Cos’è il tritest
Il tritest, attraverso l’analisi di particolari marcatori presenti nel sangue, serve per valutare il rischio che il feto sia affetto da trisomia 21 o trisomia 13. Quello che bisogna precisare è il fatto che i risultati del test non siano attendibili al 100%, ma indicano solo una probabilità che il feto possa avere tali anomalie. Molto spesso, a tale esame si associa anche quello della translucenza nucale, per avere maggiori indicazioni sul rischio di tali sindromi da parte del feto .
Valori di riferimento
I valori di riferimento che vengono valutati nel caso del duotest sono il valore del marcatore PAPP-A, proteina connessa proprio allo stato di gravidanza e che viene rilasciata dalla placenta già dall’ottava settimana di gestazione, e quello delle beta HCG. I valori di riferimento nel caso del tritest sono, invece, l’estriolo e l’alfafetoproteina, che viene prodotta dal fegato e cellule intestinali del feto, e le beta HCG.
Quanto costano
Generalmente questo tipo di esame rientra in quelli garantiti dal servizio sanitario nazionale, tuttavia, è consigliabile informarsi bene a riguardo, poiché molte strutture necessitano il previo pagamento di un ticket. Questo ha un costo che si aggira intorno ai 50 euro circa. Se si preferisce eseguire questi esami privatamente, il loro costo potrebbe oscillare tra i 100 ed i 150 euro circa. Scopri di più su iDoctor.
Quando fare il prelievo
Il prelievo del sangue per eseguire il duotest e valutare il rischio di un feto affetto da trisomia, solitamente, viene effettuato tra l’11esima e la 14esima settimana di gestazione. Mentre, il prelievo del sangue per fare il tritest, si effettua tra la 15esima e la 17esima settimana.
Cosa sapere prima di fare il prelievo
Prima di effettuare il prelievo per fare questi due tipi di test è bene valutare il fatto che si tratta pur sempre di risultati che mettono in luce la probabilità che il proprio figlio sia affetto da anomalie cromosomiche, ciò significa che non si ha la certezza assoluta. In tal caso, per poter fugare ogni dubbio, sarebbe opportuno eseguire anche l’amniocentesi. La cosa più utile, in tali casi, che si possa fare è quella di rivolgersi ad un centro di consulenza genetica, per avere tutte le informazioni adeguate in merito alla situazione.