Quando bisogna comunicare di essere incinta al datore di lavoro ci si pone moltissime domande relative alla maternità. Ci si chiede in che modo si deve richiedere, quali siano i propri diritti e quanti mesi spettano alle neomamme o alle donne che vogliano richiedere la maternità anticipata per delle particolari problematiche. Cerchiamo allora di capire cosa sia il congedo maternità e quali sono le tutele di cui si possa usufruire.
Gravidanza e lavoro
Uno dei dubbi che assilla molte donne lavoratrici è quello relativo alla tutela legale cui si ha diritto in caso di gravidanza. Ci si chiede allora quanto spetti a una donna in maternità e soprattutto in che modo conviere comunicare di essere incinta al datore di lavoro. Ecco quindi che bisogna avere le giuste informazioni in merito a maternità obbligatoria, congedo facoltativo e relativo periodo di allattamento.
E’ fondamentale avere certezze di tutela in merito a un momento così delicato come la maternità. La prima rassicurazione in merito arriva dal fatto che, attualmente, la legge tutela la donna in gravidanza, vietando al datore di lavoro di licenziarla. Questo sin dall’inizio della gestazione e fino a quando il bambino non avrà compiuto un anno di età. Di fatto, però è importante informarsi e prepararsi bene in merito per evitare spiacevoli sorprese al rientro.
Comunicare di essere incinta al datore di lavoro
Primo step importante da affrontare è quello di comunicare al proprio capo di essere incinta. Non c’è nulla di cui aver timore, perché esistono tutte le tutele legali in merito, per cui non ci possono essere discriminazioni. E’ altresì importante organizzarsi bene il lavoro per non far intendere la questione come una tragedia. La cosa essenziale è quella di eseguire un corretto e adeguato passaggio di consegne ai propri colleghi e colleghe, in modo che durante la propria assenza si possa equilibrare i carichi di lavoro in azienda.
L’annuncio della gravidanza, quindi, dovrà essere fatto senza paura, ma con fierezza e cognizione di tutto ciò che si dovrà fare, tenendo conto di un’assenza prolungata dal luogo di lavoro. Per dimostrare di aver programmato tutto, basterà spiegare come sia stato organizzato il lavoro in modo tale che tutto possa proseguire in maniera ottimale nel periodo di assenza. Il datore di lavoro non potrà fare altro che apprezzare e questo lo aiuterà a vedere la cosa non come una tragedia, ma come un passo ben ponderato.
Tuttavia, se non si hanno problemi di alcun genere, si potrà valutare se continuare a lavorare fino al settimo mese di gravidanza o l’ottavo. In alternativa, si potrebbe richiedere la maternità anticipata. Sarà utile programmare anche tutto il tempo necessario per poter trasferire i vari file di lavoro ai colleghi, indicando tutto ciò che bisogna fare. Nel caso fosse nominato qualcuno in grado di sostituirvi durante l’assenza, si potrebbe proporre un affiancamento, in modo da dare le giuste indicazioni sul lavoro da svolgere.
Quanti mesi spettano di maternità
Viene indicato come congedo di maternità obbligatorio, un periodo di 5 mesi. Questo comprende i due mesi precedenti la data presunta del parto, più i tre successivi la nascita del bambino. In tale periodo, la donna deve obbligatoriamente astenersi dal lavoro. Si tratta di un diritto riconosciuto anche a madri adottive o affidatarie.
Le lavoratrici impiegate nel settore privato, quelle autonome, quelle iscritte alla Gestione Separata Inps e coloro che abbiano cessato o sospeso l’attività lavorativa, possono usufruire dell’indennità di maternità durante il periodo di congedo obbligatorio. L’indennità dovrebbe essere pari all’80%, mentre, in alcuni casi può ammontare al 100% calcolato sulla base dell’ultimo stipendio. Per quanto riguarda il congedo facoltativo, l’indennità sarà pari al 30%.